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Responsabilità amministrativa degli enti collettivi e reati ambientali



Sul n. 7/12 della rivista "Ambiente & Sviluppo", edita da IPSOA, è stato pubblicato un articolo di Luca Ramacci, intitolato "Responsabilità amministrativa degli enti collettivi e reati ambientali". Di seguito si riporta un abstract, con l'invito a leggere il testo dell'intero articolo sul n. 7/12 della rivista "Ambiente & Sviluppo".

Una partenza con il piede sbagliato
Il tema della responsabilità amministrativa degli enti collettivi per alcune tipologie di reato è stato oggetto di ampio dibattito ed assume un particolare rilievo nella materia ambientale, avuto riguardo ai soggetti che svolgono attività imprenditoriali il cui esercizio può determinare il verificarsi di fenomeni di inquinamento [...] torpore che si è, tuttavia, protratto per un decennio per ciò che attiene alle violazioni ambientali, determinando una situazione del tutto singolare, alla quale si è posto rimedio molto tempo dopo, mentre chi si giovava della provvidenziale inerzia continuava a districarsi con l'abusato sistema delle deleghe di funzioni, di modo che la responsabilità per condotte illecite, poste in essere in esecuzione di precise strategie imprenditoriali, andasse ancora a ricadere su soggetti diversi da quelli cui può essere attribuità la responsabilità del fatto illecito, approfittando anche della scarsa incisività degli altri obblighi previsti dalla nomrativa di settorequale conseguenza della commissione di fatti illeciti e tali da coinvolgere anche le persone giuridiche. 

L'inadeguatezza del sistema sanzionatorio
Questa situazione andava, dunque, ad inserirsi in un sistema di controllo e repressione delle violazioni ambientali certamente inadeguato [...]

L'estensione del DLgs n. 231/2001 ai reati ambientali e le prime critiche
[...] La tanto attesa estensione ai reati ambientali delle disposizioni del DLgs n. 231/01 non ha mancato, tuttavia, di prestare il fianco ai rilievi dei primi commentatori, cui si dovranno necessariamente aggiungere le criticità già manifestatesi in precedenza nella concreta applicazione del decreto legislativo e quelle inevitabilmente insorgenti dalle prime letture date dalla giurisprudenza alla parte di nuova introduzione e che la dottrina ha già censurato. Un dato, che non è certo sfuggito dopo l'emanazione del DLgs n. 231/01 riguarda il considerevole sfoltimento delle ipotesi di reato determinanti la responsabilità degli enti rispetto alla versione originaria dello schema di decreto legislativo. Anche se nessuno pare lo abbia detto espressamente, quanto è avvenuto in precedenza non consente di fare a meno di pensare che pure questo possa essere il risultato di mirate pressioni, di cui peraltro le cronache non fanno mistero trattando di altri casi in cui l'adozione di nuove disposizioni va ad incidere sugli interessi economiche di specifiche categorie di soggetti, sebbene si sia osservato che la riduzione di ipotesi di reato ha riguardato anche i reati formali o di minore offensività [...]

I problemi già noti: individuazione del soggetto collettivo responsabile
[...]

Il rinvio ai "reati presupposto" ed il suo ambito di efficacia 
Altra questione di rilievo che potrà prospettarsi nella concreta applicazione del DLgs n. 231/01 ai reati ambientali, è quella concernente la corretta individuazione dell'ambito di operatività del rinvio ai "reati presupposto". La questione, sollevata in dottrina, riguarda la necessità di accertare se il richiamo riguardi le specifiche disposizioni ovvero la fattispecie incriminatrice descritta dalla singola norma che consentirebbe di mantenere efficace il rinvio al reato presupposto anche in caso di successione di leggi [...]

Le nozioni di "interesse" e "vantaggio"
[...]

Protocolli organizzativi e certificazioni ambientali
Di non minore rilievo appare, inoltre, la questione concernente il valore dei protocolli organizzativi e dei compiti degli organi di vigilanza, sempre con riferimento alla ulteriore estensione dell'ambito di applicazione del DLgs n. 231/01 [...]

Conclusioni
In definitiva, l'estensione ai reati ambientali della responsabilità degli enti non potrà che alimentare ulteriormente l'articolato dibattito che ha già da tempo impegnato la dottrina, rendendo necessaria una rinnovata valutazione di questioni già trattate in considerazione della particolarità della materia, tenendo ovviamente conto dei contributi già offerti e delle criticità già emerse. Non può farsi a meno di rilevare, infine, che nella negativa valutazione dei risultati conseguenti al primo decennio dalla sua entrata in vigore il DLgs n. 231/01, un ruolo non secondario viene attribuito anche alla esitazione con la quale la magistratura ha utilizzato gli strumenti sanzionatori offerti dal decreto, testimoniata dall'esiguo numero di provvedimenti e dalla mancanza di un effettivo decremento delle condotte illecite ed è auspicabile che il recente intervento modificativo rinnovai l'interesse per la materia contribuendo, così, anche alla soluzione dei dubbi interpretativi ancora non risolti.


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