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I nuovi incentivi economici alle fonti rinnovabili: quale futuro?

Andrea Quaranta

Sul numero 8-9/2012 della rivista "Ambiente & Sviluppo", edita da IPSOA, è stato pubblicato un articolo di commento ai recenti DD.MM. del 5 e 6 luglio 2012, relativi agli incentivi per le fonti rinnovabili. 
Di seguito si riporta un breve abstract delle premesse, e l'indice degli argomenti trattati. 
Per leggere il testo completo dell'articolo, collegatevi al sito dell'IPSOA.

Premessa

Ma uno che tiene i suoi anni al guinzaglio 
e che si ferma ancora ad ogni lampione 
o fa una musica senza futuro 
o non ha capito mai nessuna lezione 

Leggere, interpretare (rectius: cercare di capire la logica) e, dulcis in fundo, commentare la normativa italiana (non solo) in materia di fonti rinnovabili di energia è diventato un mestiere, più che un compito, ingrato, perché, nell’analizzare una normativa così pervicacemente isterica, il rischio nel quale anche il più navigato commentatore può incorrere è quello di incappare in errori di valutazione, di prospettiva. Di trarre delle conclusioni affrettate. Specie quando è costretto a rincorrere modifiche di dettaglio, o a cercare nelle pieghe delle successive modifiche normative un po’ di sostanza. 
Nella prima lettura dei recenti decreti del 5 e del 6 luglio 2012 – relativi, rispettivamente, al nuovo conto energia, e ai nuovi incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili diverse dalla fonte solare – forse anche a causa: 
  • dello spirito con il quale il governo dei tecnici sta – in generale, e sia pure con i necessari, e dovuti, distinguo – affrontando la stagnante situazione italiana;
  • della personale contrarietà non solo a forme di (latu sensu) assistenzialismo spacciate per incentivi, ma anche di aprioristica opposizione ad effettuare scelte programmatiche ;
  • del fermo sostegno a scelte politiche autorevoli (anche se a volte, e quasi sempre, inizialmente, difficili), volte a costruire – dopo averlo immaginato e progettato – un futuro all’insegna delle molteplici sostenibilità e
  • di un certo grado di persuasione, efficacemente utilizzata dai ministri coinvolti nella stesura dei cit. decreti, 
ho apprezzato se non (tutto) il contenuto, almeno lo spirito con il quale il nuovo legislatore ha affrontato una tematica così importante e strategica per il nostro paese. 
Anche a voler prescindere dalle (evitabili) conseguenze dell’“effetto annuncio” del nuovo conto energia, dal consueto ritardo con il quale sono state emanate le norme relative all’incentivo delle altre FER , e da tutte le polemiche che, negli ultimi mesi, hanno caratterizzato il dibattito relativo al futuro del settore delle rinnovabili elettriche, infatti, la lettura delle premesse dei due decreti ha – come dire? – ben predisposto il paziente (ed esausto) lettore. 
I due preamboli, invero, si caratterizzano per il loro essere, contemporaneamente: 
1. rassicuranti, laddove fanno riferimento al positivo stato di avanzamento complessivo ai fini del raggiungimento dell’obiettivo del 17% al 2020 ; 
2. integerrimi, allorquando si fa riferimento all’impossibilità di continuare a perseguire l’approccio sinora adottato per il perseguimento degli obiettivi in materia di fonti rinnovabili (è ora di dare impulso ai settori calore, trasporti e efficienza energetica); alla necessità di mantenere in sicurezza il sistema elettrico attraverso l’adozione di strumenti volti a favorire la migliore integrazione degli impianti ; all’opportunità di introdurre misure di semplificazione nelle procedure di accesso agli incentivi e di trasparenza sugli oneri introdotti sulle tariffe dell’energia elettrica; all’urgenza di garantire una maggiore prevedibilità e sostenibilità degli oneri di incentivazione, attraverso meccanismi specifici per tenere i volumi di sviluppo “sotto controllo”; alla convenienza di promuovere la produzione di energia elettrica da FER in misura adeguata; 
3. autorevoli, specie nei passaggi in cui si fa riferimento a scenari (integrati) europei, anche ai fini della tutela della concorrenza e degli utenti finali; ad un approccio alla crescita più virtuoso (id est: sostenibile), basato sull’efficienza dei costi e sulla massimizzazione del ritorno economico e ambientale per il Paese; alla necessità di fornire una prospettiva di lungo termine e di ulteriore sviluppo del sistema, anche attraverso l’orientamento verso applicazioni che riducono il consumo del territorio, stimolano l’innovazione tecnologica e l’efficienza energetica e consentono di ottenere ulteriori benefici in termini di tutela dell’ambiente e di ricadute economiche; all’imprescindibilità di accompagnare le FER, e in primis il fotovoltaico, verso la competitività, al di fuori degli schemi (assistenziali) di sostegno; 
4. “aperti al dialogo”, nella misura in cui hanno ritenuto di poter accogliere le proposte formulate dall’AEEG e dalla Conferenza Unificata, 
e lascia(va)no ben sperare che, nel merito dell’articolato normativo, gli specchiati obiettivi ivi snocciolati potessero essere resi in qualche modo operativi. 
E invece l’attenta lettura dei due complessi decreti (in totale sono 130 pagine di articoli, allegati e tabelle) – di cui in queste pagine, per esigenze editoriali, si riporta una prima parziale sintesi, utile a fornire un primo commento “a caldo” – lascia intravedere che, al di là di alcune scelte teoricamente condivisibili, in pratica il legislatore ha continuato sulla strada, intrapresa anni fa, delle scelte di breve periodo, a volte contraddittorie (v. infra, quelle che favoriscono gli impianti di grandi dimensioni), a volte inconcepibili (v. infra, quelle relative alla totale rimozione dell’amianto) e, in ogni caso, decontestualizzate (manca una strategia energetica).

Il quinto conto energia  [...]

Gli incentivi alla produzione di energia elettrica da FER [...]


Prime parziali considerazioni sul cont(r)o energia e sugli incentivi alle altre FER 

Questa, a grandi linee, è la “musica” che gira intorno alle rinnovabili: con queste premesse – al di là degli obiettivi già raggiunti con grande anticipo, sbandierati anche per giustificare operazioni come quella che ha originato i due decreti, qui commentati “a caldo”: obiettivi che in ogni caso andrebbero meglio analizzati, per valutarne il peso specifico, in relazione alla complessiva strategia che (anche) un settore come questo dovrebbe porsi – per continuare a parafrasare Fossati, questa “musica” “non ha futuro […] saremo noi [rectius: il legislatore] che abbiamo nella testa un maledetto muro”. 
Il muro, neanche a dirlo, è rappresentato dall’incapacità di riuscire a programmare una politica energetica autorevole, lungimirante, di ampio respiro (in questo senso, il legislatore tiene i suoi, e i nostri, “anni al guinzaglio”), prima di continuare ad imbastire l’ennesima riforma della riforma (fermandosi, ogni anno ,“ancora ad ogni lampione”), in assenza di una visione strategica integrata del futuro: con il duplice risultato di creare un futuro sterile, e di dimostrare, ancora una volta, di non aver “capito mai nessuna lezione”. 
E pensare che l’AEEG, ma anche la conferenza unificata, gli operatori del settore, la Commissione europea , oltre a tanti commentatori, avevano “messo in guardia” il legislatore dal continuare ad “agire” seguendo questo schema. 
E così, nonostante qualche nota positiva, che va a suffragare quanto di bello già detto, in relazione (ai propositi) alle premesse , sono molte le nubi sul settore, che anche il Governo dei tecnici dimostra di non essere riuscito a diradare [...]


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