Lo scorso 20 aprile 2012 il Parlamento europeo ha presentato il Piano di revisione del VI Programma d’azione UE sull’Ambiente (PAA) e le linee guida per il futuro VII Programma, invitando la Commissione a disporre la propria normativa verso una maggiore protezione della biodiversità e obiettivi più ambiziosi di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti.
In tal senso, il Piano prevede:
a) limiti più severi di sfruttamento delle risorse naturali e boschive e delle attività di pesca, agricoltura e allevamenti intensivi per il controllo dei cambiamenti climatici;
b) drastiche riduzioni alla produzione dei rifiuti, seguiti dal divieto di incenerimento di quelli riciclabili o soggetti a compostaggio ed infine dallo smaltimento in discarica.
Specificamente, per il settore rifiuti, il Parlamento europeo propone regole ulteriori rispetto al VI PAA, al fine di garantire la piena attuazione della normativa comunitaria e, soprattutto, il rispetto della scala gerarchica stabilita
dalla Direttiva quadro n. 2008/98/Ce, ovvero:
1) limiti di produzione (meno confezioni e imballaggi e più pezzi di ricambio);
2) riciclaggio dei materiali (plastici, cartacei, ferrosi, ecc.);
3) incenerimento di quelli non riciclabili e,
4) lo smaltimento, quale ultimo gradino.
In particolare, l’aspetto socio-economico dell’incenerimento dei rifiuti è, da anni, oggetto di diverse, e spesso conflittuali, opinioni, non solo tra pubbliche amministrazioni, industriali e ambientalisti, ma tra gli stessi cittadini, che da sempre manifestano punti di vista favorevoli o contrari a questo sistema.
Ai vantaggi dell’incenerimento dei rifiuti, quali pulizia, igiene, decoro urbano, costi delle bollette e recupero di energia, si associano, infatti, gravi preoccupazioni per i danni che le emissioni di sostanze inquinanti in atmosfera,
nelle acque e nel terreno, possono provocare alla salute umana e all’ambiente, come l’acidificazione degli ecosistemi, formazioni di ozono a bassa quota e contaminazioni di alimenti a livello locale e transfrontaliero.
Il pericolo di tal conseguenze, e l’esigenza di incenerire sempre più rifiuti, dovuta al crescente aumento della loro produzione e ai limiti imposti ai collocamenti in discarica dalla Direttiva n. 1999/31/Ce, hanno determinato la necessità di una normativa comune, che disciplinasse l’intera materia colmando le lacune esistenti.