La legittimazione alla costituzione di parte civile delle associazioni di tutela dell'ambiente nei processi per reati contro l'ambiente

Le associazioni ambientaliste sono legittimate a costituirsi - iure proprio - come parte civile nei processi penali aventi ad oggetto l’accertamento di fatti-reato di natura ambientale. Il diritto al risarcimento in capo alle associazioni non deriva, in tali casi, dal verificarsi del danno ambientale in sé, bensì dall’incidenza dei fatti-reato sul patrimonio dell’ente (che abbia, in ipotesi, affrontato esborsi finanziari per svolgere la propria attività istituzionale di tutela ambientale), e dal danno non patrimoniale derivante da reato ai sensi dell’art. 2059 c.c. e dell’art. 185, c.2 c.p..

Il reato di cui all'art. 256, comma primo del D.lgs. n. 1526 è reato comune, potendo essere commesso da chiunque eserciti attività di gestione dei rifiuti, anche in modo semplicemente secondario o consequenziale all'esercizio di un’attività primaria diversa.

(Nella fattispecie, era stata contestata agli imputati, soggetti esercenti attività di impresa diversa dalla gestione dei rifiuti, la condotta di illecita spedizione transfontaliera di rifiuti, anche mediante false attestazioni.

I ricorrenti avevano, tra l’altro, dedotto dinnanzi alla Suprema Corte l’erronea considerazione della nozione di danno ambientale da parte dei giudici di merito e la conseguente mancanza di legittimazione processuale dell’associazione di protezione ambientale, costituitasi fin dal primo grado come parte civile in giudizio, in favore della quale era stato determinato il diritto al risarcimento dei danni).