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I criteri di quantificazione nel TUA: l'Europa si allontana

Vittorio Giampietro

Introduzione
La quantificazione del danno ambientale in ambito comunitario e nazionale costituisce da numerosi anni materia di studio, oltre che strumento indispensabile ai fini della stipula degli accordi di programma, delle transazioni e delle azioni risarcitorie in sede civile nazionale. Gli ultimi interventi del nostro legislatore, peraltro, non sembrano aver pienamente accolto tutte le censure mosse dalla Commissione Europea in sede di apertura della procedura d’infrazione, per la non corretta trasposizione della Direttiva n. 2004/35/Ce.
Censure che, tra l’altro, riguardavano anche la mancata applicazione della gerarchia delle misure di riparazione, laddove lo Stato italiano sembrava (e per taluni, sembra ancora...) prediligere una liquidazione monetaria del danno, piuttosto che un’efficace azione di ripristino delle risorse e/o dei servizi da queste assicurati.
Rinviando ad altri contributi il necessario  approfondimento in merito ai profili giuridici, appare opportuno esprimere qualche riflessione sui più recenti orientamenti del legislatore comunitario e di quello nazionale in merito ai criteri tecnici ed economici di valutazione del danno ambientale, anche al fine di valutare se stiamo rientrando in carreggiata o siamo ancora fuori strada... Non si può , peraltro, sottacere che il panorama dei criteri di quantificazione del danno ambientale appare assai ampio e variegato, anche in relazione alle diverse esperienze maturate dai singoli paesi europei e degli Stati Uniti.
Ai fini del presente contributo, appare interessate confrontare due tipologie di criteri di valutazione, che seguono approcci sostanzialmente diversi: uno di tipo economico-monetario ed un altro, più recente, di tipo non monetario, basato sui criteri di equivalenza. In estrema sintesi, seguendo il primo approccio e` necessario definire il valore economico del danno, al fine di stabilire l’entità e/o gli obiettivi delle azioni di ripristino. In questo caso, assume un ruolo centrale l’utilizzo dei diversi criteri di valutazione della perdita di valore della risorsa, a seguito del danno.
I criteri d’equivalenza delle risorse, invece, consentono di selezionare le misure di ripristino, in funzione dell’ottenimento di benefici equivalenti a quelli precedentemente garantiti dalla risorsa danneggiata. Quest’ultimo approccio, come si vedrà nel paragrafo seguente, risulta oggi largamente preferito dall’Unione Europea e dovrà , prima o poi, essere utilizzato anche in ambito nazionale, ove il quadro d’insieme sul danno ambientale non appare molto nitido...

I titoli degli altri paragrafi:
La gerarchia dei criteri comunitari
La direzione intrapresa dall’Unione Europea
Cenno ai metodi di equivalenza
I molteplici criteri nazionali
Quale direzione prendere?


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